Prescrizioni mediche: dall’empirismo primitivo dell’antichita’ fino ai frammenti giudaico-ebraici dell’Alto Medioevo

Per la maggior parte dei popoli antichi l’eziologia delle malattie era legata al soprannaturale. I rimedi erano incentrati su rituali magici di scongiurazione ed esorcismo, ma anche sull’uso di piante medicinali somministrate in modi particolari. Le prescrizioni mediche antiche si presentano cosi’ come un misto tra rituali espiatori ed empirismo primitivo, ci svelano molto sulla visione della medicina e sulla conoscenza del funzionamento del corpo posseduto dai popoli antichi.

Le prime prescrizioni mediche a noi pervenute risalgono ai tempi dei Sumeri, al 2500 A.C, e sono state il punto di partenza per rivalutare la Storia della medicina antica. Sono state ritrovate, studiate e analizzate, anche antiche prescrizioni mediche d’origine egiziana e, più recenti ma non per questo meno interessanti, giudico-ebraica di epoca medievale, testimonianza di quel momento affascinante e complesso in cui la scienza, la metafisica e la magia erano un unico grande campo di conoscenze attraverso il quale veniva decifrata la realtà.

Le prime prescrizioni mediche: Sumeri nell’antica Mesopotamia

Le prime prescrizioni mediche risalgono ai tempi dei Sumeri, popolazione stanziatasi in Mesopotamia intorno al 4000 A.C.

La scrittura, oltre ad essere il principale veicolo di trasmissione della cultura “alta” come la raccolta dei miti fondatori, codici giuridici e amministrativi, diventa strumento per le cose pratiche e quotidiane. Il più conosciuto testo cuneiforme include, tra gli altri, istruzioni su come costruire strumenti musicali, prescrizioni mediche e ricette culinarie tra cui, la più antica ricetta per la preparazione della birra. Si tratta di liste ed elenchi di strumenti da utilizzare, materiali specifici, ingredienti e dove trovarli.

Le prime prescrizioni erano riportate su tavole di argilla, materiale che, a differenza del papiro ad esempio, ha permesso loro di arrivare quasi intatte fino ai nostri giorni. All’incirca 1000 le tavolette cuneiformi ritrovate in Mesopotamia, di cui 660 mediche conservate in parte nella Libreria di Ashurbanipal e in parte divenute pezzi dell’immensa collezione del British Museum di Londra. Dal contenuto di queste tavolette si traggono tutta una serie di informazioni sulla medicina sumera, tappa importante per la Storia della medicina.

tavola sumera
“Tavoletta medica” sumera del 2400 A.C. dell’antica città di Nippur contenente 15 prescrizioni usate da un farmacista, conservata nella Libreria di Ashurbanipal.

Come per gli altri popoli antichi, anche per i Sumeri, l’eziologia di una certa malattia rientra nel piu’ vasto quadro di una visione soprannaturale della realta’. Per tanto i rimedi, o la cura come diremmo noi moderni, è basata su rituali magici di scongiurazione ed esorcismo, un misto tra rituali espiatori e una forma di empirismo primitivo. La malattia nelle sue manifestazioni veniva considerata qualcosa d’impuro da cui ci si doveva liberare tramite un lavaggio e per cui erano prescritti abluzioni o bagni in determinati luoghi sacri e con rituali codificati. Attraverso la decifrazione delle tavolette si attesta la conoscenza di piante ed erbe medicamentose donate all’uomo da una divinità che prende il nome di Aura Mazda.

 Già nei più antichi testi sumerici, provenienti da Ebla e da   Shuruppak (la moderna Fara) e databili intorno al 2500 A.c., sono state trovate brevi descrizioni di rituali, praticati anche attraverso l’uso di formule magiche, contro la puntura dello scorpione e il     morso del serpente, oppure contro le coliche e per facilitare i parti. Questo tipo di trattamento rimarrà sempre di primaria importanza nel mondo mesopotamico.

Un esempio molto citato a tal proposito è quello del cosiddetto “verme dei denti”: se una persona soffriva di mal di denti, veniva lanciato un incantesimo, una sorta di racconto evocativo che raccontava, in un linguaggio poetico, come la causa di quel male, un verme che cercava di nutrirsi con il cibo residuo negli interstizi di denti e gengive, facesse infine ritorno agli dèi.

Durante questo rito, il mago-esorcista afferrava il verme per la coda e lo estraeva. Nella tradizione del Vicino Oriente sopravvive ancora la credenza che il mal di denti sia provocato da un verme.

Spesso le tavolette contenevano le istruzioni su dove trovare una particolare piante, come raccoglierla e trattarla ( ad esempio lavarla, tagliarla, seccarla, cuocerla con altre piante), tutti processi che potevano far perdere il potere curativo al rimedio in preparazione se non eseguiti correttamente. A volte i medicamenti venivano cucinati per poi essere successivamente raffreddati, filtrati e travasati in ampolle. Le ricette contenevano anche istruzioni su come trattare la pozione prima di utilizzarla, ad esempio questa poteva essere lasciata tutta la notte “sotto le stelle” per impregnarsi dell’influenza magica dei corpi celesti. Una volta pronta, seguiti tutti i passaggi, la droga veniva somministrata in vari modi: per via orale in caso di “malattie interne”, mischiata con della birra e bevuta a stomaco vuoto, oppure per via rettale. Spesso infatti il medicamento era “versato direttamente nell’ano”, probabilmente tramite clismi o tramite uso di vere e proprie supposte chiamate “ghianda” o “dito”. Questi però, sebbene fossero i più diffusi, non erano gli unici modi di somministrazione delle droghe che, per alcune malattie, potevano essere soffiate nelle narici o introdotte nel pene e nella vagina tramite un tubicino di metallo. Per le malattie polmonari invece si prescrivevano inalazioni tramite suffumigi di piante speciali e polveri fatti bruciare sulle braci ardenti come noi bruceremmo dell’incenso .

Le droghe erano per lo più sotto forma di polveri e unghenti, raramente pillole, spesso usate per imbevere bende e tamponi. Molto diffuse le borse fatte di pelle di animali riempite con ” materiale magico” conosciute come “cataplasma”, ritenute cure da somministrare con incantesimi di accompagnamento.

Le prescrizioni di questo tipo abbondano nelle tavolette, tanto da costituire un vero e proprio manuale terapeutico.

Gli antichi Egizi e i papiri medici

Su-Nu
SU-NU, il medico nell’antico Egitto

Le molte informazioni circa le pratiche mediche e le prescrizioni farmacologiche egizie sono state per secoli conosciute indirettamente tramite gli scritti di Erodoto. Una conoscenza piu’ diretta fu possibile solo successivamente al 1822 e al ritrovamento della Stele di Rosetta, grazie al quale vennero tradotti dai geroglifici delle iscrizioni e dei papiri. Alcuni tra i papiri più famosi sono l’ Ebers papyrus, l’ Edwin Smith Papyrus, l’Hearst Papyrus, tutti datati prima del 2900 A.C. e conservati nel London Medical Papyrus.

L’ Edwin Smith Papyrus, datato intorno al 1600 AC, è una raccolta di appunti su osservazioni anatomiche condotte su stati morbosi, includendo relative diagnosi, trattamenti e prognosi. I trattamenti consistono per lo più in unguenti fatti da frutta, minerali e parti di animali, derivati da conoscenze molto più antiche probabilmente trasmesse anche in forma orale sin dal 3000 AC.

L’ Ebers papyrus c. 1550 A.C. contiene una serie di rituali e incantesimi per liberare il malato dalla malattia causata dai demoni. Questo include, inoltre, quasi 900 prescrizioni di farmaci con specifici passaggi su come trattare gli “ingredienti” coinvolti.

Gli unguenti erano per lo più formati da sostanze grasse e oleose che cambiavano a seconda della malattia di cui erano il rimedio. Per i disturbi femminili vi erano lavande da applicare localmente, gocce per i disturbi alle orecchie e gli occhi, mentre le fumigazioni erano diffuse per la cura di malattie polmonari e respiratorie. I disturbi rettali venivano curati con applicazioni locali di clisteri e proto supposte. Tra le malattie più diffuse vi erano quelle parassitarie curate con droghe a base di trementina, giusquisiano in polvere e radice di melograno.

L’uso del trucco sugli occhi, è stato ipotizzato, fosse una misura profilattica, il pigmento nero usato per sottolineare gli occhi era infatti composto da antimonio, un minerale conosciuto sin dall’antichità per le sue proprietà contro le infezioni oculari.

Il papiro di Hearst è stato datato alla XVIII dinastia egizia, attorno al regno del faraone Thutmose III, ma sulla base di recenti studi si e’ ipotizzato che  sia stato scritto  durante il Medio Regno, attorno al 2000 a.C.  Quello che si sa per certo e’ che e’ composto da 18 pagine di prescrizioni mediche scritte in ieratico. Oggetto di questo papiro sono i problemi dell’apparato urinario, del sangue, capelli e denti ma anche cefalea e disturbi dell’apparato digerente. In esso sono anche contenute delle sezioni dedicate agli incantesimi e alle parole magiche da pronunciare sul paziente in varie fasi del trattamento.

Uno degli incantesimi fa riferimento alla ‘malattia Canaanita’, “quando il corpo si copre di macchie color carbone”, probabilmente tularemia, una delle ‘piaghe’ che portò alla detronizzazione degli Hyksos.

papiro egizio
Il papiro di Hearst, risalente alla XVIII dinastia egizia, attorno al regno del faraone Thutmose III,è attualmente conservato presso la Bancroft Library, Università della California, Berkeley
 

Il papiro Hearst contiene 260 paragrafi divisi su 18 colonne di prescrizioni mediche, scritte in ieratico egizio. Gli argomenti spaziano da “un dente che cade” a “rimedi per la cura dei polmoni”, ma si concentra soprattutto sui disturbi dell’apparato urinario, sul sangue, sui capelli e sul morso (di esseri umani, maiali ed ippopotami).

 

Un accenno all’ Alto Medioevo. Precrizioni mediche giudaico-ebraiche nella collezione Genizah

arabi medicina

Per medicina ebraica antica si intende quella del periodo biblico (XIV/XIII-III sec. a.C.) e quella del periodo talmudico (II-IV/VI sec.): in questo lunghissimo arco di tempo le caratteristiche peculiari di questa particolare branca della conoscenza rimangono sostanzialmente immutate.

Per molto tempo si è creduto che l’esistenza di una letteratura medica in epoca biblica, come per esempio un catalogo di piante medicinali con relative indicazioni terapeutiche, fosse frutto dell’immaginazione di storici ebrei, in quanto non è a noi giunta alcuna traccia.

Come spesso è accaduto nel corso delle vicessitudini storiche, documenti preziosi sono andati accidentalmente persi, molti altri invece sono stati distrutti o nascosti in seguito a persecuzini e inique proibizioni. Quello che, nel corso dei secoli é stato ritrovato al termine di estenuanti ricerche, sono fiumi di parole di una cultura perduta contenuta nei frammenti ritrovati in grotte, sotterrati in ripostigli, chiusi sotto lastre tombali. Alcuni degli esempi più noti e interessanti sono senza ombra di dubbio la biblioteca essena di Qumran, la raccolta di testi cristiani primitivi a Nag Hammadi in Egitto, la genizah dell’antica sinagoga di Ben Ezra del Cairo. Proprio i ritrovamenti avveuti in quest’ultima hanno un particolare valore per quanto riguarda la storia della Medicina e della Farmacologia. La Genizah del Cairo si presenta come una sorta di ripostiglio adibito alla raccolta dei manoscritti che non vengono piu’utilizzati ma che non possono nemmeno essere gettati via in quanto contengono al loro interno il nome di Dio.

Secondo la fede ebraica infatti tutte le scritture su cui compare il nome di Dio, siano esse anche piccolisismi frammenti, devono essere conserate fino al momento della resurrezione in quanto anche queste scritture “risusciteranno” insieme ai loro proprietari. In generale la “genizah” e’il locale, solitamente molto modesto e adiacente alla Sinagoga, in cui questi scritti vengono conservati. 

I frammenti che costituiscono oggi la meravigliosa e variegata collezione del Cairo sono stati ritrovati proprio all’interno della genizah, e hanno permesso agli studiosi di avere un quadro abbastanza completo ed esauriente di come era considerata la medicina nell;antica cultura ebraica. Molti di questi frammenti in realta’ sono interi documenti contenenti prescrizioni mediche e trattamenti di stati morbosi, spesso costituiti da fogli in pergamena semplici o doppi di grande formato, ricavati dallo smembramento di manoscritti.

L’antica medicina ebraica aveva, come caratteristica discriminante rispetto alle altre, un fortissimo indirizzo socio-sanitario derivato dall’altrettanto forte senso di socialità. La maggioranza delle norme bibliche avevano carattere igienico-sociale e mirava alla prevenzione delle malattie, al controllo della prostituzione, alla circoscrizione delle malattie veneree, alla consuetudine dell’igiene personale, al divieto di cibarsi con carne di animali impuri (maiale), all’osservanza del riposo settimanale nel giorno del Shabbat.

L’ importantissimo ritrovamento avvenuto nella genizah del Cairo alla fine del XIX secolo, è finito con l’essere oggi una delle più ricche fonte di informazioni sulla pratica e la conoscenza medica giudaico-ebraica. I 193.000 frammenti delle collezione conservata nella Biblioteca Universitaria di Cambridge, spaziano da tematiche religiose, testi sacri, tematiche mondane, di guerra, e materia medica, coprendo tutto il periodo che va dal Medio Evo all’epoca Moderna.

Ecco di seguito degli esempi di quanto contenuto in due dei numerosi frammenti ritrovati nella Genizah a El Cairo

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Frammento in ebraico antico contenente una benedizione. Le benedizioni precedevano tutte le prescrizioni mediche.
 
Prescrizione per il trattamento  delle emorroidi.

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