La lunga storia della ceroplastica: dagli ex voto cristiani agli scorticati bolognesi

Economica, facile da reperire e da manipolare, usata nelle arti figurative, per scopo devozionale, ludico, didattico e funerario, la cera, a differenza dell’argilla e del vetro, nasce da esigenze diverse da quelle utilitaristiche. Sembra piuttosto essere legata sin dall’inizio ad un desiderio tutto umano di imitare la natura, venendo utilizzata per un fine puramente estetico. L’arte di modellare la cera, conosciuta sin dall’antichita’, e’ stata oggetto di una notevele diffusione ed evoluzione a partire dal Medioevo e per tutto il corso dell’ eta’ moderna in varie regioni italiane.

Nel corso dei secoli l’uso dei preparati in cera e le diverse tecniche di lavorazione hanno conosciuto scopi e usi differentii. Indispensabili per eseguire i ritratti funerari nella Roma antica, sono divenuti la materia privilegiata per la riproduzione di organi e arti da lasciare nelle chiese come oggetti votivi (EX VOTO), fino ad arrivare all’uso della cera per riprodurre finemente parti anatomicamente accurate con fini didattici nel XVII secolo in quel connubio ricco e unico tra arte e scienza che fiorira’ in quei secoli in particolare a Firenze e a Bologna.

Antichita’

Presso greci e romani era piuttosto comune l’uso di figure di cera legato alle cerimonie e ai riti funerari. Questa usanza dello ius imaginum era motlo diffusa presso le famiglie patrizie romane. Questi infatti usavano conservare i ritratti degli antenati (imagines) nell’atrio delle case, disposti all’interno di nicchie nelle pareti. I volti dei defunti erano fatti con la cera bianca e, solo ssuccessivamente, dipinti. Dell’importanza di conservare l’immagine dei defunti ne parla Plinio, che ribadisce come i nuovi defunti devono essere posti in successione a quelli piu’ antichi vissuti prima di loro per poi essere adornati di fiori nelle occasioni di festa, come ad esempio durante un matrimonio. L’esecuzione di questo tipo di ritratti era costosa, e solo i ricchi avevano la possibilita’ di possedere tali imagines. I ceti meno abbienti sostituivano questi ritratti con delle statuette, sempre in cera, di divinita’ protettrici.

Cristinesimo

A partire dal Medioevo, la lavorazione della cera assunse un carattere fortemente religioso attraverso la vasta produzione di statuette votive, ma anche per la produzione di manufatti dal valore liturgico.

Dal 1200 fino a tutto il 1600 a Firenze fiorì una vera e propria industria di offerte votive in cera. Gli ex voto potevano assumere diverse forme, spesso riproducevano l’arto malato per cui si chiedeva una grazia oppure potevano rappresentare addirittura l’intera figura della persona per cui si chiedeva la guarigione. L’uso della cera nella produzione di questi simulacri rappresentava spesso un’alternativa economica ai ben più preziosi e costosi ex voto d’oro e d’argento.

Risale agli ultimi anni del XIII secolo, sia in Francia sia in Italia, che nell’Europa settentrionale, la ceroplastica votiva usata cioè per rappresentare santi e martiri. L’esempio più antico di questo tipo che è arrivato intatto fino a noi è la statua votiva di Leonardo, ultimo conte di Gorizia.

Offerte votive chiesa di Nosso

La storia narra che nel XIII secolo ad una colonna della chiesa di Orsanmichele (Firenze) fosse appesa l’immagine di una Madonna che aveva fama di essere miracolosa. I fedeli arrivavano in pellegrinaggio da tutte le parti della Toscana portando ex-voto in cera, «bóti» come erano chiamati, alla venerata immagine di «Nostra Donna».

Fra i santuari più celebri del passato ricordiamo inoltre la chiesa della Madonna delle Grazie a Mantova e quella della S.S.Annunziata a Firenze. La chiesa di S. Maria delle Grazie nei pressi di Mantova, celebre per le caratteristiche (ed alquanto macabre) statue polimateriche, è decorata da un gran numero di ex-voto anatomici in cera disposti ripetutamente lungo le pareti e le colonne.


Statuette polimateriche ex voto nel Santuario di S. Maria delle Grazie (Mantova)

La cera ha inoltre avuto, sempre in epoca medievale, un importante valore liturgico in ambito cristiano. Si pensi, ad esempio, alla simbologia del cero pasquale o dell’Agnus Dei. Si tratta di una tavoletta in cera bianca, di forma spesso ovale o circolare, recante l’immagine dell’Agnello Mistico sul recto e sul verso immagini di Santi o lo stemma del Papa. Essa può essere con­siderata, assieme ai sigilli, il più antico esempio di manufatto in cera di epoca medioevale a noi pervenuto .

Ceroplastica e Arte nel Rinascimento

Grazie alle caratteristiche tipiche proprie della cera che la rendono particolarmente adatta ai fini della scultura, questa diviene materiale preferito dagli scultori del Rinascimento per realizzare prototipi da presentare al committente di quelle che saranno le sculture successivamente eseguite con altri materiali come legno o marmo. La cera d’api ha infatti un punto di fusione relativamente basso e si presta quindi ad essere plasmata anche con il semplice calore delle mani. Pertanto, l’artista è in grado di apportare correzioni, aggiunte in qualsiasi fase della lavorazione puo’ inoltre essere lavorata con le tradizionali tecniche scultoree. Molti esempi di bozzetti in cera di famosi artisti si sono conservati fino a noi, due esempi fra tutti quello del David di Michelangelo e quello del Perseo di Cellini. Non solo gli scultori, ma anche i pittori beneficiavano delle proprieta’ duttili della cera. Spesso infatti commissionavono agli scultori dei modelli in cera dei soggetti che avrebbero dipinto, come una sorta di modellino 3D.

Due bozzetti del Perseo di Cellini, uno in bronzo e uno in cera

Ceroplastiche anatomiche : Arte e Scienza

A partire dalla fine del XVII secolo il metodo empirico e l’osservazione erano ormai centrali per raggiungere una conoscenza approfondita del funzionamento delle cose, della natura e del corpo umano. Avere a disposizione i fiori e i frutti provenienti da paesi lontani da poco esplorati e corpi umani da osservare e sezionare diventa allora una necessita’ per averne piena conoscenza. La reperibilita’ e la difficolta’ della loro conservazione apri’ il problema del miglior metodo e materiale per la loro riproduzione, una sorta di sfida tra arte e rigore scientifico della rappresentazione. E’ cosi’ che, anche in conseguenza della scarsa disponibilità di cadaveri per le dissezioni e degli scadenti risultati ottenuti nella loro conservazione , incominciò a diffondersi in tutta Europa l’anatomia plastica, cioè l’arte di riprodurre a scopo didattico figure umane intere o preparati anatomici in materiali diversi (avorio, bronzo, gesso, legno, cera). Inizia una fase di sperimentazione : si sperimentano sistemi per preparare parti anatomiche che durino nel tempo e non si deteriorino velocemente per permetterne l’osservazione ed uno studio più approfondito. Le prime sperimentazioni di iniezioni vascolari di cera in corpi dissecati si dimostrarono un vero fallimento perché inutili nel fermare la decomposizione. Da qui l’idea di realizzare modelli in cera, fedeli riproduzioni delle dissezioni anatomiche e perfette copie di fiori esotici. I ceroplasti, abili artisti e scultori, vennero in soccorso della scienza e degli scienziati, in quel connubio tra Arte e Scienza gia’ inaugurato nel secolo precedente.

Verso la fine del ‘600 compaiono i primi modelli anatomici realistici in cera colorata, che diventarono presto una valida alternativa ai preparati umani disseccati. Fu cosi’ che la ceroplastica, antica tecnica di lavorazione della cera usata a lungo in ambito funerario, devozionale e ritrattistico, divenne nei secoli XVIII e XIX essenziale per la riproduzione a scopo didattico di modelli anatomici, zoologici e botanici.

Riproduzione in cera dell’Iris persica, conservata nel Museo di storia naturale sezione botanica di Firenze

FIrenze e Bologna furono i centri della frenetica attivita’ di studio e rappresentazione dei corpi e delle parti anatomiche attraverso la ceroplastica e l’Italia fu protagonista europea nella ricerca della perfetta rappresentazione scientifica frutto del lavoro coordinato tra anatomista scienziato e artista scultore.

L’Officina de La Specola a Firenze divenne uno dei piu’ celebri luoghi di produzione di cere anatomiche, dove artisti come Clemente Susini, Francesco Calenzuoli, Luigi Calamai ed Egisto Tortori, guidati dai più famosi medici dell’epoca, produssero tra le piu’ belle e importanti cere anatomiche d’Europa.

Bologna con la sua Accademia dei Clementini e la collaborazione degli artisti con L’istituto delle Scienze, diventa laboratorio di scambio continuo tra le conoscenze anatomiche e le abilita’ manuali e la grande creativita’ di artisti come Ercole Lelli, Anna e Giovanni Morandi Manzolini.

Giulio Zumbo : abate abile modellatore di morte e putrefazione

I primi preparati anatomici in cera nascono nell’ultimo decennio del ‘600 dalla collaborazione tra Gaetano Giulio Zumbo (o Zummo), abate ceroplasta siciliano, con un chirurgo francese Guillaume Desnoues. Zumbo era un abile modellatore e , dopo aver lavorato a Firenze con Cosimo III de’Medici, sente il bisogno di perfezionarsi come ceroplasta approfondendo gli studi anatomici, si reca quindi a Bologna nella cui Università era molto rinomata la scuola di anatomia umana. Si sposta, poi, a Genova dove conosce Desnoues col quale inizia a collaborare per realizzare preparati anatomici in cera colorata da esporre e vendere.

La peste- gruppo scultoreo in cera di G. Zummo conservato nella Specola di Firenze

I suoi soggetti riguardavano perlopiù gli aspetti legati alla morte, alla malattia e alla putrefazione dei corpi, ma non mancano attestazioni della sua attività di presepista. Dal 1691 al 1695 fu alla corte di Cosimo III de’ Medici per il quale realizzò quattro composizioni ispirate alla decomposizione dei corpi in forma allegorica, oggi conservate nel Museo della Specola di Firenze.

Nel 1700 Zummo si trasferì a Marsiglia, divenendo subito celebre al punto di poter disporre di un chirurgo personale: fu quindi invitato, nel 1701, a mostrare una testa anatomica all’Académie Royale des Sciences di Parigi. Il ceroplasta ottenne presto il monopolio delle preparazioni anatomiche e l’autorizzazione a tenere pubbliche lezioni di anatomia.

Ercole Lelli e gli scorticati dell’Isituto della Scienza di Bologna

Non sorprende che proprio a Bologna, centro universitario fondamentale per lo studio dell’anatomia, fioriscano le produzioni in cera legate allo studio del corpo umano.

Tra i nomi piu’ importanti per la ceroplastica anatomica bolognese si ricorda Ercole Lelli. Nel 1733-34 realizza la sua opera più nota:  gli “spellati” o “scorticati”, due statue maschili in legno per il teatro anatomico dell’Archiginnasio di Bologna. Proprio come gia’ nel Rinascimento secondo i canoni dettati dalle tavole anatomiche di Vesalio, l’anatomia del corpo viene esposta in tutta la sua verita’ e complessita’ di tessuti e tendini cosi’ come essi si presentano sotto la pelle, su corpi in pose plastiche che ricordano le statue di classica memoria.

“Rene normale” e “Rene a ferro di cavallo”, Ercole Lelli, 1734 circa – conservato nel Museo diPalazzo Poggi Bologna

Rientra proprio in questo ambito la commissione, voluta nel 1742 da papa Benedetto XIV, del complesso scultoreo in cera per la realizzazione della Stanza di Notomia al già famoso artista Ercole Lelli, direttore di figura dell’Accademia di Belle Arti. L’incarico affidatogli dal pontefice prevedeva la realizzazione di otto statue di grandezza naturale tra cui un nudo maschile e uno femminile (Adamo ed Eva), e sei scorticati per mettere in evidenza i diversi strati muscolari fino allo scheletro. Completavano la serie più di quaranta tavole raffiguranti muscoli e ossa dello scheletro.

Uno degli scorticati in cera di Ercole Lelli per l’Istituto delle Scienze di Bologna (Palazzo Poggi)

Lelli prese due scheletri umani e, una volta posti negli atteggiamenti ideali, con canapa inzuppata di cera mischiata a semola e trementina, cominciò a modellare i vari muscoli collocandoli esattamente nella loro sede, seguendo scrupolosamente i dettami del vero e del naturale. Lelli infatti sosteneva che l’oggetto primario dell’anatomia artistica fosse il corpo umano stesso, conosciuto attraverso dissezioni su cadaveri. Ogni particolare veniva quindi attentamente analizzato e indagato; anche la postura data alle statue (in particolare i nudi) serviva a porre in evidenza le strutture muscolo fasciali superficiali.

Source: [http://baroqueart.museumwnf.org/database_item.php?id=object;BAR;it;Mus13;33;it&cp]

Susini : l’eleganza classicista delle Veneri sventrate

Se Zummo e’ considerato l’inventore, Lelli colui che contribui’ al suo successo, Susini porto’ la tecnica della ceroplastica al livello esteticamente piu’ alto nel corso della seconda meta’ del 1700.

Commissionata dalla Corte dei Medici di Firenze e realizzata dallo scultore Clemente Susini con la guida dello scienziato Felice Fontana tra il 1780-1782, la Venere anatomica in grandezza naturale con veri capelli umani e occhi in vetro, riscosse un tale successo che si decise di replicare l’opera in diverse varianti. Una di queste e’ oggi conservata presso il Museo di Palazzo Poggi e si distingue dalla sua variante fiorentina per la presenza del feto nell’utero della donna. Le Veneri di Susini, modelli di corpi femminili apribili e scomponibili, pur mostrando il rigore scientifico nella resa tridimensionale, cromatica e plastica esprimono tutto il gusto estetico dell’epoca in pose languide e quasi in estasi che poco avevano a che fare con la ripugnanza dei cadaveri in disfacimento. Queste magnifiche opere possono essere considerate a pieno come l’emblema del riuscito connubio tra Arte e Scienza : la bellezza della posa plastica che trasmette abbandono e’ anche il luogo della precisione dei particolari anatomici derivati dall’osservazione precisa e puntuale degli organi umani operata dall’artista per gli scopi didattici della scienza.

La Venere anatomica scomponibile per antonomasia (nota anche con il nome di “Venere smontabile” e “Venere dei Medici”), realizzata dall’officina di Clemente Susini alla Specola di Firenze (1780-82). La statua, in cera, è a grandezza naturale. (Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze, sez. Zoologica, “La Specola”. Foto Joanna Ebenstein – Logos Edizioni)

Da un punto di vista tecnico, la realizzazione di modelli anatomici in cera come le Veneri di Susini, richiedeva quattro fasi lavorative distinte tra loro:


1) preparazione del modello anatomico attraverso la dissezione del cadavere;
2) costruzione su di questo del calco in gesso;
3) realizzazione del modello in cera colorata;
4) rifinitura.

Anna Morandi Manzolini : il funzionamento della macchina umana modellato in cera

Anna Morandi Manzolini, anatomista e scultrice formatasi con le lezioni dell’Istituto delle Scienze bolognese, nel 1755 divenne docente di anatomia all’Università di Bologna. Tra le piu’ abili nel realizzare modelli anatomici in ceroplastica, a lei è dedicato il cratere Manzolini sulla superficie di Venere.

Dai suoi straordinari manufatti, molti dei quali oggi conservati presso il Museo di Palazzo Poggi di Bologna, emerge il ruolo primario dato al sistema nervoso per il funzionamento della macchina umana. Spogliate di ogni connotazione retorica ed allegorica, le sue opere si presentano come espressione di una ricerca empirica tesa a raggiungere una conoscenza oggettiva del corpo basata su una meticolosa osservazione

Anna Morandi Manzolini apparato uditivo – Museo di Palazzo Poggi, Bologna

Il metodo manzoliniano si contraddistingue come prodotto esclusivamente dalle nuove teorie “sperimentaliste”. Se, per un verso, nella sua produzione riecheggia chiaramente la lezione di Marcello Malpighi e di Giovanni Battista Morgagni nell’idea di un’anatomia non semplicemente descrittiva e morfologica, per l’altro, vi si prelude alla concezione neuro-muscolare che sarà fatta propria, per esempio, da Luigi Galvani, famoso anatomico e futuro padre dell’elettricità animale. In possesso di un’aggiornatissima biblioteca scientifica e dei ferri per l’espletamento delle sezioni sui cadaveri, produsse diverse tavole anatomiche dedicate ai cinque sensi e all’apparatoi uro-genitale. Tutti i preparati presenti sulle tavole erano contrassegnati da numeri e lettere a cui corrispondevano delle trascrizioni su taccuini con relativa esauriente descrizione della parte presentata sulla tavola. I taccuini di Anna Morandi Manzolini costituirono importanti veicoli per la trasmissione del sapere e della conoscenza scientifica.

I vari strati di fasci di muscoli della faccia e scheletro – Anna e Giovanni Morandi Manzolini
Tavola anatomica con modelli in cera sull’ occhio e nervo ottico

Su un piano tecnico generale, Anna Morandi Manzolini realizza le proprie cere avvalendosi di conoscenze scientifiche reperite nei numerosi libri della sua biblioteca ed utilizzando una serie di ferri chirurgici professionali. Su un piano tecnico, il metodo utilizzato nelle preparazioni era quello dello “spogliare”, che consiste nel porre sistematicamente a nudo i vari strati del corpo umano dall’esterno verso l’interno.

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